Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), colite ulcerosa
(CU) e malattia di Crohn (MC), sono patologie ad etiologia
ignota, per le quali, pertanto, non esiste una terapia farmacologica specifica. La
mancanza dunque di un trattamento risolutivo di tali patologie, rende necessario
limpiego di provvedimenti che trovano fondamento su basi empiriche, aventi il
duplice obiettivo di controllarne le fasi di attività
infiammatoria, con regressione o miglioramento della sintomatologia, e prolungarne lo
stato di remissione, riducendo la frequenza degli episodi di riacutizzazione. In
questambito, il cortisone, la salazopirina e il suo derivato acido 5-aminosalicilico
(5-ASA), alcuni immunosoppressori quali azatioprina(AZA) e 6-mercaptopurina(6-MP),
costituiscono le principali classi di farmaci più comunemente impiegati nel trattamento delle MICI. Tuttavia, in una quota non indifferente di casi, essi non sono in grado di controllare le manifestazioni acute e la successiva evoluzione della malattia. Così, è sempre
più evidente la necessità di approfondire le conoscenze sulla patogenesi delle MICI, al
fine di sviluppare alternative terapeutiche dotate di maggiore efficacia e capaci, per
quanto possibile, di bloccare alcuni deipassaggi chiave determinanti la malattia.
Nellaffrontare la discussione sugli sviluppi futuri della terapia
delle MICI, è necessario sottolineare come questo dipenda innanzitutto dalla definizione
di vari sottogruppi terapeutici (Tabella 1). Infatti, sia la CU che soprattutto la MC, devono essere considerate come patologie ad andamento
assai bizzarro, con caratteristiche talora del tutto individuali e variabili da paziente a paziente o tra gruppi di pazienti. Inoltre, ciò
ènecessario al fine di meglio definire lo schema terapeutico, sia tradizionale che alternativo più efficace.
Tabella 1: definizione di sottogruppi terapeutici |
---|
Cronico recidivante |
Steroide resistente |
Steroide dipendente |
COLITE ULCEROSA: |
forme distali |
pancolite |
MALATTIA DI CROHN |
infiammatoria |
fistolizzante |
stenosante |
Ottimizzazione delle terapie già disponibili
Prima di accennare brevemente agli sviluppi terapeutici in atto, va
sottolineato che priorità assoluta, nel trattamento medico delle MICI, è
lapplicazione più ampia ed efficace delle attuali possibilità terapeutiche,
sulle quali abbiamo ancora molto da imparare. In particolare, per
quanto riguarda i salicilati (salazopirina e 5-ASA), ancora
molto è possibile fare per ottenerne una maggiore
efficacia. Per esempio, nella terapia delle forme attive di
CU distale, oltre o, forse più che la terapia orale, efficace
è il trattamento topico di queste forme, sia mediante limpiego di supposte che clismi o schiume. Questo tipo di trattamento, ormai noto da
circa 20 anni, resta tuttavia ancora da adattare ai vari sottogruppi
terapeutici (si vedano le forme refrattarie), sia per quanto riguarda il dosaggio ottimale che la durata ideale. Al contrario, per le forme lievi
interessanti tutto il colon, probabilmente più efficace è
lasomministrazione orale di tali agenti. Analogo discorso vale per la colite ulcerosa in remissione.
Per quanto riguarda poi la terapia della malattia di Crohn, sia attiva
che in remissione, ivi comprese le forme sottoposte a resezione intestinale, ancora meno chiare sono le idee circa la reale efficacia dei salicilati ed
il relativo dosaggio ottimale.
Gli immunosoppressori classici (AZA e 6-MP), sono efficaci nel
trattamento delle forme cronicamente attive e
corticodipendenti. Inoltre, producono effetti terapeutici
vantaggiosi anche nella MC complicata dallo sviluppo difistole. Tuttavia, non si è in
grado ancora di stabilire quale sia la durata ideale del
trattamento una volta ottenuta la remissione, anche a fronte dei potenziali rischi di tossicità a lungo termine di tali agenti.
Sia nel caso dei salicilati che dellAZA/6-MP, dunque, sono
necessari nuovi studi riformulati alla luce di nuove
concezioni (più ampie casistiche, migliore definizione di
sottogruppi terapeutici e dei parametri disuccesso).
Proposte terapeutiche alternative
Benchè letiologia delle MICI rimanga ancora da definire, sono state proposte diverse aree di possibile importanza etiologica che comprendono fattori genetici, infiammatori, infettivi, nutrizionali, immunomucosali, neuro-immunomucosali ecc. Nella tabella 2, sono elencate alcune alterazioni patogenetiche riscontrate nei pazienti portatori di MICI e che costituiscono i punti di aggancio per le terapie alternative attualmente in fase divalutazione.
Tabella 2: ipotesi patogeniche |
---|
Amplificazione della risposta infiammatoria |
Risposta immunomucosale abnorme a stimoli "normali" |
Alterata interazione neuroimmune ad anomalie della motilità |
Deficit di nutrienti mucosali |
Ipercoagulabilità |
Amplificazione dellinfiammazione
Uno degli aspetti patogenetici più importanti nel determinismo delle MICI è costituito dal riscontro di una risposta infiammatoria spesso esaltata contro stimoli endogeni ed esogeni di vario genere. Gli steroidi sonopotenti anti-infiammatori e di provata efficacia nel trattamento delle MICI. Quelli tradizionali, tuttavia, se impiegati a lungo termine sono gravati da effetti collaterali significativi. Recentemente sono state formulate nuovemolecole che agiscono topicamente sulla mucosa infiammata e che sono del tutto privi di effetti sistemici (budesonide, prednisolone metasulfobenzoato, fluticasone, tixocortolo, beclometasone dipropionato). Tra queste, quella più nota è la Budesonide, di cui esistono formulazioni rettali (clismi e supposte) ed orali, a rilascio controllato nellileo + colon destro e nellintero colon. Quanto prima sarà disponibile in Italia la formulazione rettale, utile nel trattamento della CU attiva distale. Poichèmolto più tollerata degli steroidi tradizionali, la budesonide troverà impiego anche nelle forme refrattarie. Le formulazioni orali permetteranno il trattamento della MC a localizzazione ileo-colica, anche per lunghi periodi di tempo.
Alterata riposta immunitaria
Le MICI, come altre patologie a carattere infiammatorio cronico,
sono caratterizzate dalla presenza di una risposta immunitaria anomala contro uno
stimolo normale in soggetti geneticamente suscettibili.
Farmaci quali lAZA e la 6-MP, somministrati per bocca, si sono
dimostrati efficaci nel trattamento soprattutto delle forme
corticodipendenti o refrattarie delle MICI. Tuttavia, questo
tipo di somministrazione richiede in media 4-6 mesi prima
che gli effetti terapeutici si rendano evidenti. Al fine
pertanto di accorciare i tempi di azione, recentemente in uno studio pilota, è stata proposta la somministrazione
intravenosa dellazatioprina (carico intravenoso). Questa, inoltre, si è mostrata in grado di ridurre o
di eliminare più rapidamente il bisogno di steroidi, nelle forme
corticodipendenti, e di accelerare la chiusura delle fistole nelle
forme fistolizzanti. Purtroppo, la formulazione
intravenosa di azatioprina non èancora disponibile in Italia.
Un altro immunosopressore utile per il trattamento delle MICI è la
cyclosporina A (CyA). Attualmente, lindicazione principale
alluso di tale farmaco, è la colite ulcerosa severa,
refrattaria alla terapia standard. Inquesta particolare forma di CU la CyA si somministra
per via intravenosa. E recente la disponibilità di
una microemulsione orale di CYA che sarà presto testata in confronto con quella intravenosa, nel trattamento della CU severa
refrattaria alla terapia tradizionale.
Un ruolo chiave nei processi di immunomodulazione è svolto da
particolari molecole che vanno sotto il nome di citochine.
Le azioni svolte da queste sostanze sono molteplici e,
talora, reciprocamente contrastanti. In questambito dai risvolti terapeutici
estremamente promettenti, particolareattenzione stanno ricevendo linterleuchina
10 (può essere definita come citochina
buona perchè antagonizza gli effetti di quelle cattive quali
il tumor necrosis factor (TNF) e gli
anticorpi anti TNF, anticorpi cioè in grado di
bloccare lazione del TNF a cui si devono molti dei sintomi riferiti dai pazienti
(febbre, dolore addominale, ecc.). Questi farmaci, non ancora
disponibili in Italia, sono stati finora impiegati prevalentemente in studi clinici cui hanno partecipato pazienti con MC refrattaria.
Un farmaco, ad attività immunosoppressiva, recentemente valutato nel
trattamento della malattia di Crohn cronicamente attiva, è il mycophenolatomofetil. Sulla sua efficacia, sono disponibili al
momento solo dati preliminari, ma promettenti.
Anomala interazione neuroimmune ed alterazioni della motilità del colon
Esistono delle complesse relazioni tra sistema nervoso centrale e innervazione intrinseca intestinale ed, ancora, tra questi sistemi e lapparato immunitario mucosale e i mediatori dellinfiammazione. Inoltre, alterazioni della motilità sono state descritte, specie nella CU. Farmaci quali gli anestetici locali (lidocaina e ripovacaina) o agonisti dispecifici recettori centrali ed intestinali (clonidina), possono arricchirelarmamentario terapeutico delle MICI. Inoltre, in questi ultimi anni, particolare interesse ha suscitato la nicotina che, in formulazione transdermica e rettale, si è mostrata efficace nel trattamento della CUdistale attiva.
Deficit di nutrienti mucosali
Sia la mucosa colica che quella ileale traggono giovamento da
sostanze nutritive quali gli acidi
grassi a catena corta , per il colon, e la glutamina
per lileo. Tuttavia, gli studi finora effettuati hanno fornito risultati
contrastanti circa la loro efficacia. Probabilmente, sono utili se in associazione ad altri agenti dotati di maggiore efficacia terapeutica
(steroidi e 5-ASA).
Ipercoagulabilità
Come già accennato, si ipotizza che le MICI, o almeno alcune sue
forme possano essere considerate come delle vere malattie
ischemiche, dato il riscontro di infarti multifocali nella
parete intestinale (ciò vale soprattutto per la MC).
Inoltre, è noto che i pazienti affetti da MICI sonoa rischio più elevato di eventi
tromboembolici, soprattutto venosi. Recentemente, è stato
osservato come leparina, farmaco ad attività anticoagulante
e, quindi, potenzialmente emorragico, ha indotto rapidamenteremissione della malattia in
pazienti con CU severa. Paradossalmente, il primo sintomo a
scomparire è stato il sanguinamento rettale. Probabilmente, il
meccanismo dazione svolto da questo farmaco consiste nello sciogliere
i trombi arteriosi e venosi a livello mucosale.
Similmente a quanto avviene nei pazienti con cardiopatia ischemica o
malati cerebrovascolari, che assumono terapia con
antiaggreganti piastrinici, allo scopo di prevenire
ulteriori danni ischemici, anche i pazienti con portatoridi MICI potrebbero giovarsi di
tale trattamento, specie se fumatori (il fumo facilita e
promuove laggregazione piastrinica e quindi il formarsi di trombi).
Manipolazione della flora batterica intestinale
Dati sperimentali dimostrano che in assenza di flora batterica intestinale, non è possibile indurre lesioni infiammatorie intestinali croniche del ratto. La presenza, quindi, di agenti infettivi può contribuire allo sviluppo dellinfiammazione intestinale. Su queste basi, è stato osservato che la somministrazione di antibiotici (metronidazolo, ciprofloxacina, farmaci antitubercolari) si è rivelata efficace nel trattamento di alcune forme di MC e di CU. Inoltre, sono in corso studi volti a valutare lefficacia terapeutica della somministrazione dei cosiddetti probiotici (una sorta di batteri buoni), ipoteticamente in grado di competere con la flora batterica potenzialmente patogenetica.
Terapie biologiche
La conoscenza sempre più approfondita dei meccanismi patogenetici
delle MICI, ha dato avvio alla ricerca ed allo sviluppo di
nuovi agentifarmacologici in grado di bloccare
specificatamente lattività di varie classi di
molecole attivamente coinvolte nel determinismo dellinfiammazione. A questo gruppo
di farmaci del futuro, appartiene per esempioun agente, al momento noto con la sigla ISIS 2302, in grado di inibire la capacità
di alcune sostanze (selectine, chemochine, integrine) direclutare leucociti
(attori tra i più importanti della risposta infiammatoria e
di facilitarne ladesione allendotelio vascolare (lo strato di cellule che riveste la parete dei vasi). Unaltra possibilità
terapeutica, è rappresentata dalla terapia genica,
consistente nel far acquisire al genoma cellulare la
capacità di produrre in quantità significative citokine buone (per esempio
interleukin-4) capaci di antagonizzare gli effetti di quelle cattive.
In conclusione, malgrado la varietà di agenti terapeutici disponibili
per la terapia delle malattie infiammatorie intestinali,
nessuno di questi si è dimostrato universalmente efficace,
rendendosi necessaria la definizione disottogruppi terapeutici ai quali adattare la
terapia più idonea.
Attualmente, la ricerca punta ad ottimizzare le attuali
modalitàterapeutiche come pure alla definizione di nuovi agenti farmacologici,
soprattutto immunomodulatori, per mettere a punto lo schema terapeutico più efficace con la minore incidenza di effetti indesiderati. In questambito,
esistono dati promettenti circa limpiego, nel prossimo futuro, di
farmaci quali interleuchina- 10 e gli anticorpi anti TNF.
Dott. Sandro Ardizzone
Prof. Gabriele Bianchi Porro
Cattedra di Gastroenterologia dell'Università
Azienda Ospedaliera
Polo Universitario "L.Sacco" - Milano