In occasione dell'ultima Assemblea dei Soci, la dottoressa
Brambilla e il dottor Galeffi, psichiatra e psicologo dell'Unità Operativa di
Psichiatria dell'Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo, hanno presentato una relazione che
ha cercato di evidenziare gli apsetti psicologici ed emotivi delle M.I.C.I.
Considerato il grande interesse che l'argomento suscita
tra i malati e non, abbiamo chiesto alla dottoressa Brambilla e al dottor Galeffi di
approfondire con noi alcuni aspetti di questo interessante argomento.
D- Dr.ssa Brambilla e Dr. Galeffi, come e' nata la
collaborazione tra il Servizio di Endoscopia e quello di psichiatria nel vostro Ospedale?
R- E' nata da una richiesta specifica dei medici del servizio di Endoscopia, che hanno mostrato interesse nei confronti degli aspetti non prettamente medici dei pazienti affetti da MICI che afferivano presso il loro servizio, al fine di fornire loro un supporto psicologico. Questo con l'obiettivo di proporre un ascolto diverso, prendendo in considerazione i cambiamenti che tale patologia comporta.
D- Che genere di supporto?
R- Le MICI come tutte le malattie croniche sono all'origine di notevoli cambiamenti nelle abitudini di vita e nell'autostima delle persone malate. In altre parole rappresentano un evento traumatico che viene accolto con grande difficolta' da chi lo vive in prima persona.
Una malattia che colpisce il corpo influenza notevolmente anche la psiche del paziente. Il nostro intervento si prefigge di aiutare nell'elaborazione dei vissuti emotivi presenti nella nuova realta'.
D- Ci potreste illustrare i risultati preliminari di questa esperienza?
R- Sul piano istituzionale abbiamo assistito all'integrazione dei due servizi (Endoscopia e Psichiatria) che tendeva ad unire gli aspetti organici con quelli psicologici, accogliendo il paziente nella sua totalita'.
Questo ci ha permesso di:
a) intervenire non con l'idea che tali patologie sono di natura psicosomatica ma con l'obiettivo di individuare quei pazienti che vivono il cambiamento con maggiore conflittualita';
b) fornire, dopo una indagine preliminare, una indicazione di intervento psicoterapico individualizzata, laddove necessaria;
c) nell'indagine sono stati confermati i dati gia' esistenti in letteratura riguardo le caratteristiche di personalita' legate a questa patologia: frequentemente ci troviamo di fronte a persone intelligenti, accurate, sensibili, introverse, riservate, con una certa difficolta' a manifestare le proprie emozioni, preoccupazioni e bisogni.
D- Potreste descrivere i principali tipi di reazione dei malati di fronte alla loro nuova condizione? Quali sono le principali modalita' di adattamento alla malattia?
R- Abbiamo potuto osservare la presenza di:
a) sentimenti di rabbia ed incomprensione legati ad una mancanza di conoscenze riguardo alle cause della malattia;
b) la difficolta' di accettare che tali patologie impongono dei cambiamenti in diverse aree della vita quotidiana (riadattamento e ridimensionamento di una serie di abitudini);
c) l'imbarazzo di fronte agli esami di controllo;
d) il fastidio di essere visti come 'malati' nei diversi ambiti (lavorativo, familiare, sociale). In realta' ci sembra che non possiamo generalizzare un modello 'ideale' di adattamento. Questo perche' ogni individuo puo' presentare una maggiore o minore difficolta' di adattamento nelle diverse aree gia' citate.
D- Quali sono le preoccupazioni e le paure piu' comuni nei pazienti?
R- Una delle preoccupazioni maggiori puo' essere quella per cui la malattia possa limitare la progettualita' della loro vita. Ad esempio: per le donne l'impossibilita' di procreare, negli uomini ma anche nelle donne - e' spesso frequente il timore di una ripercussione nelle possibilita' di riuscita professionale.
Un'altra preoccupazione puo' riguardare il cambiamento di ruolo all'interno della famiglia: il vissuto di diventare un 'peso' in relazione al bisogno di accudimento e di cure.
Preoccupa inoltre l'idea di dovere rinunciare ad una vita sociale piu' dinamica.
D- Mi pare di capire che il vostro intervento sia mirato soprattutto a fornire un supporto di tipo adattativo alla persona in presenza di disagio.
R- Partiamo dal presupposto che ogni individuo ha una sua storia e che questa e' caratterizzata da eventi emotivi soggettivi che sono determinanti nello sviluppo delle capacita' adattative.
In questo senso il nostro intervento e' mirato a creare uno spazio (individuale o di gruppo) in cui identificare le aree di maggiore conflittualita' che possono creare anche resistenze all'adattamento.
D- Per finire, a che tipologia di paziente pensa sia indicato questo tipo di supporto?
R- Abbiamo osservato che la sofferenza manifestata da questi pazienti puo' esprimersi in diversi modi. Per esempio, dal punto di vista medico, i pazienti che presentano maggiori difficolta' nella gestione delle terapie farmacologiche, che non seguono le norme igieniche o la dieta e che non hanno una costanza nei controlli e negli esami clinici, segnalano la presenza di un minore grado di accettazione della malattia.
Dal punto di vista strettamente psicologico invece le manifestazioni da tenere presente riguardano stati d'ansia o depressione del tono dell'umore.
Dott.sa Brambilla e Dott. Galeffi, psichiatra e psicologo dell'Unità Operativa di Psichiatria dell'Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo